Il monte sacro dell'Arcangelo
“Quando sono giunti dinanzi alle belle porte di bronzo della Basilica, s’inginocchiano, ne battono gli anelli, come invasati dalla follia, ne baciano le immagini, e perpetuando i riti dei secoli di maggiore fanatismo, traversano la sacra spelonca, strisciando a sangue la lingua per terra fino all’altare…» (Il pellegrinaggio a Monte Sant’Angelo nel racconto di Saverio La Sorsa 1930).
Qualcosa di più di un filo rosso lega i due punti estremi dell’Europa continentale da più di mille anni. Un flusso ininterrotto di devoti si è infatti da sempre snodato dall’estremo nord della Francia sino alle balze scoscese del Gargano in nome di san Michele, l’arcangelo guerriero che con singolari coincidenze si è manifestato a vescovi ed eremiti riuscendo ad imporre in modo assai convincente la sua volontà di sacralizzare un luogo impervio, dove in breve tempo sarebbe sorto un oratorio, una chiesa e quant’altro potesse essere funzionale al pellegrinaggio devoto di folle sterminate.
Secondo la tradizione, l’Arcangelo apparve una prima volta nel 490 ad un certo Elvio Emanuele, ricco pastore e signore del monte Garganico, a cui era fuggito un toro dalla mandria. Dopo giorni e giorni di ricerche, l’aveva finalmente trovato, inginocchiato all’interno di una spelonca quasi inaccessibile. Poiché l’animale non si lasciava catturare, il mandriano aveva scoccato una freccia, che inspiegabilmente aveva invertito la sua traiettoria andando a ferire l’arciere. L’uomo rimase assai turbato e si preoccupò di raccontare subito l’accaduto al vescovo della vicina Siponto, Lorenzo Maiorano, che decretò ai fedeli tre giorni di penitenza.
Al terzo giorno, era l’8 maggio, il santo vescovo ebbe l’apparizione dell’Arcangelo, il quale gli disse: «Io sono l’Arcangelo Michele e sto sempre alla presenza di Dio. La caverna è a me sacra, è una mia scelta; io stesso ne sono il vigile custode… là dove si spalanca la roccia possono essere perdonati i peccati degli uomini… Quel che sarà qui chiesto nella preghiera sarà esaudito. Va’ perciò sulla montagna e dedica la grotta al culto cristiano».
Testi tratti da Mondimedievali Microstorie – sito ufficiale Monte Sant’Angelo

Sul Gargano
Sul Gargano, come in tutto il Sud Italia, le feste patronali si trasformano in vere e proprie sagre di paese, nelle quali al culto del sacro si affiancano riti e tradizioni pagane, molto spesso legate al cibo e alla musica.
In molti Comuni del Gargano le feste patronali si concentrano nella bella stagione, tra Aprile e Settembre e se avrete fortuna potrete ammirarne qualcuna durante il vostro soggiorno presso il nostro hotel a Peschici. Aprile solitamente è il mese delle festività pasquali, con i riti della Settimana Santa, molto sentiti dalla popolazione garganica, ad una settimana esatta dal Lunedì dell’Angelo (Pasquetta), Peschici celebra la festività della Madonna di Loreto. Il 23 dello stesso mese a Vieste si celebra il Santo Patrono, San Giorgio ed a distanza di 15 giorni, l’8 Maggio viene celebrata Santa Maria di Merino. Maggio continua con San Cirillo a Carpino e Sant’Eustachio ad Ischitella, mentre l’ultima Domenica del mese a Peschici i pescatori celebrano la festa della Madonnina del mare.
La prima Domenica di Giugno viene celebrato il Corpus Domini, il 13 sia Vieste che Peschici festeggiano Sant’Antonio da Padova. Il 2 Lugliotocca a Rodi Garganico celebrare la Madonna della Libera, protettrice del borgo. Il 20 Luglio Peschici celebra con grande devozione Sant’Elia Profeta. Ad Agosto è usanza comune a tutti i paesi del Gargano celebrare la Madonna il 15 e ad Ischitella il 23 si festeggia Il Crocifisso di Varano, nella chiesetta sul Lago di Varano appunto.
Infine Settembre è il mese di Santa Maria della Luce, l’11 a Mattinata, San Matteo il 21 a Peschici, S.Pio il 23 a San Giovanni Rotondo e San Michele Arcangelo a Monte Sant’Angelo il 29 Settembre.

Terra di fede
“Una terra di santi e santuari, di devoti e pellegrini, di rituali e tradizioni che senza soluzione si avvicendano all’ombra del promontorio garganico, aspro e maestoso, culla antica di religiosità.Nell’ampia parabola che dalla triplice apparizione di San Michele, verosimilmente tra il 490-492 d.C., giunge alla vicenda terrena di San Pio, si condensa il potere sacrale di questo lembo d’Europa in cui annualmente accorrevano e accorrono viaggiatori e devoti. Dal Gargano al Subappennino Dauno sino al disteso Tavoliere, è possibile ritrovare i segni di una intensa religiosità popolare sospesa tra le incertezze del vivere quotidiano e la speranza della grazia divina che ripaga del sudore, della fatica e della sofferenza. Il sacro e il profano si confondono nei numerosi riti, feste e tradizioni che sopravvivono in ogni comune, perpetrando la memoria di marinai, pastori e contadini.”
